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Vieni a Bomba: il cuore autentico dell’Abruzzo ti aspetta
Passeggiare per le vie di Bomba significa immergersi in un borgo che conserva l’anima del passato e il calore di una comunità viva. Le piazze accoglienti, il centro storico ricco di scorci suggestivi, il Palazzo Municipale che domina con eleganza: ogni angolo racconta una storia, ogni dettaglio invita alla scoperta.
Centro storico
Origini e Primo Insediamento
Il centro storico di Bomba affonda le sue radici nel periodo medievale, con le prime attestazioni documentali che risalgono al 1115, quando il paese viene citato nei registri delle decime della Curia arcivescovile di Chieti. Tuttavia, gli studiosi ritengono che il primo insediamento sia ancora più antico, probabilmente edificato intorno all’anno Mille durante la dominazione normanna nel Meridione italiano.
La tradizione popolare conserva tracce di queste antiche origini nel nome dialettale del centro storico, chiamato “A balle pe’ la Terre” (giù per la terra), dove il termine “terra” richiama l’uso normanno di indicare con questa parola il concetto di paese o insediamento urbano.
Conformazione Architettonica del Borgo
Il centro storico di Bomba si sviluppa su un colle che anticamente era circondato da corsi d’acqua naturali, oggi completamente interrati, e protetto da scarpate rocciose che nel tempo furono gradualmente sostituite da possenti mura di difesa. Questa particolare conformazione orografica rese il sito ideale per la fondazione di un borgo fortificato, offrendo protezione naturale dagli attacchi nemici.
L’abitato si articola in modo concentrico attorno al nucleo più antico, con abitazioni che si addossano le une alle altre seguendo le curve di livello del terreno. Le case-torri, tipiche dell’architettura medievale, si distribuiscono principalmente nella parte bassa del centro storico, affacciandosi su via Pistreola esterna e creando un sistema difensivo integrato con le mura urbane.
Le Mura Medievali e il Sistema Difensivo
Il circuito murario che cingeva il borgo medievale di Bomba fu molto probabilmente realizzato nel corso del XII secolo, in concomitanza con l’espansione dell’insediamento urbano attorno al primo nucleo abitato. Queste mura rappresentavano un elemento fondamentale del sistema difensivo, sostituendo gradualmente le scarpate naturali di roccia che proteggevano il colle.
Dell’originario apparato difensivo si conservano oggi alcuni elementi significativi, in particolare porzioni delle mura a scarpata che delimitavano la parte bassa della cinta difensiva. Molte di queste strutture sono state nel tempo inglobate in edifici e abitazioni che si sono addossati alle antiche fortificazioni, conservando ai piani terra le caratteristiche murature inclinate.
Elemento di particolare interesse è il cosiddetto “Magazzeno”, un fortilizio a carattere militare situato fuori dal campanile della chiesa maggiore. Questo edificio, dalla collocazione e conformazione architettonica, suggerisce una possibile funzione di avvistamento e avamposto militare di guardia del paese, completando il sistema difensivo del borgo.
Le Porte di Accesso al Borgo
L’accesso all’antica città murata è ancora oggi garantito dalla presenza di diverse porte storiche, ciascuna con caratteristiche architettoniche distintive:
Il Supportico – Porta Principale
Il Supportico rappresenta l’ingresso principale al centro storico ed è costituito da un passaggio coperto preceduto da un imponente portale ad arco a tutto sesto. La struttura è realizzata con conci di calcare sagomati e levigati, di notevole qualità architettonica. Di particolare interesse è l’iscrizione “VB” incisa nel concio in chiave e sugli stipiti, che gli studiosi interpretano come “Universitas Bumbae” (città di Bomba), testimonianza dell’importanza civile di questo accesso.
La Porta sul Pian della Torre
Situata nella parte alta del paese, questa porta rappresenta l’accesso più rilevante dal punto di vista architettonico. Anch’essa costituita da un passaggio coperto, conduce a una suggestiva piazzetta su cui si affacciano il Palazzo Baronale, l’antica torre medievale (successivamente innalzata nel Settecento e trasformata in campanile) e la porta laterale della chiesa di Santa Maria del Popolo.
La porta presenta una forma strombata verso l’interno, con un semplice arco in mattoni a sesto policentrico all’esterno. L’interno è invece caratterizzato da un portale con arco a tutto sesto inquadrato da un elegante ordine architettonico di paraste sormontate da trabeazione, realizzato in mattoni sagomati secondo modanature classiche del XVIII secolo. A coronamento del portale si trova uno scudo con lo stemma degli Adimari, ultimi marchesi di Bomba.
Altre Porte Minori
Delle porte situate a valle, sulla via “Pistreola sotto”, si conservano oggi solo poche tracce, compromesse dalle costruzioni addossate nel tempo e dal successivo abbandono. Queste aperture secondarie completavano il sistema di accesso al borgo, permettendo collegamenti con le aree agricole circostanti.
Evoluzione Architettonica nel Tempo
Il centro storico ha conosciuto diverse fasi di trasformazione architettonica:
Periodo Medievale (XII-XV secolo): Caratterizzato dalla costruzione delle mura difensive, delle porte di accesso e delle prime case-torri, secondo i canoni dell’architettura fortificata medievale.
Periodo Rinascimentale e Barocco (XVI-XVIII secolo): Fase di rinnovamento architettonico con l’adattamento di alcune porte, come quella del Pian della Torre, secondo il gusto decorativo dell’epoca. In questo periodo viene realizzata la settecentesca chiesa di Santa Maria del Popolo e la sua imponente torre campanaria.
Periodo Moderno (XIX-XX secolo): Nel XIX secolo viene sistemata la piazza principale (attuale piazza Matteotti) con la costruzione del palazzo comunale e opere di abbellimento urbano. L’Ottocento rappresenta per Bomba un secolo di grande sviluppo culturale, testimoniato dalla nascita di figure illustri come i fratelli Bertrando e Silvio Spaventa.
Interventi di Consolidamento: Nel 1929, in seguito a una frana che minacciava la stabilità del centro storico, furono costruite le “Ripe”, imponenti strutture di consolidamento costituite da quattro ordini sovrapposti di massicce arcate in mattoni, che oltre a garantire la stabilità dell’abitato, creano un suggestivo effetto scenografico.
Patrimonio Religioso e Architettonico
Il centro storico conserva importanti testimonianze religiose che documentano la vita spirituale del borgo attraverso i secoli. Un documento del 1568 elenca tutte le chiese esistenti a Bomba: la parrocchiale di Santa Maria, la Cappella di San Donato (situata nell’attuale via Supportico), la chiesa di San Mauro (gancia dell’Abbazia di Montecassino), la chiesa di Santa Maria di Sambuceto e quella di San Cataldo.
Particolarmente significativa è la chiesa di San Mauro, la cui prima notizia risale al 1241. Questo edificio rappresentava un importante centro religioso, come testimonia il fatto che conservava al suo interno elaborati solai lignei e modanature classiche di pregiata fattura, elementi che la identificano come una delle costruzioni più prestigiose del paese.
Il centro storico di Bomba mantiene intatto il suo fascino di borgo medievale, offrendo al visitatore un’esperienza unica tra vicoli lastricati, antiche mura e panorami mozzafiato sulla valle del Sangro. La stratificazione architettonica di diverse epoche storiche rende questo luogo una testimonianza preziosa dell’evoluzione urbanistica e sociale dell’Abruzzo interno, meritevole di essere scoperta e valorizzata nel rispetto della sua autenticità storica.
Bibliografia
G. CANIGLIA, M. PAGLIARONE, T. MARTORELLA, Bomba e dintorni, Chieti 1992
IMPICCIATORE L., Santa Maria del Popolo a Bomba. Uno scrigno di Arte e Fede, Lanciano, 2023.
Palazzo Municipale
Il Palazzo Comunale di Bomba sorge nel cuore del paese, sull’area un tempo occupata dall’antica chiesa di San Rocco. L’edificio, di forma compatta con torretta centrale, è oggi sede del Municipio, degli uffici postali, del comando dei vigili urbani, della biblioteca comunale. Il palazzo, progettato nella seconda metà dell’Ottocento, rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura civile del territorio, nonché un simbolo dell’identità istituzionale del paese.
La sua realizzazione ebbe inizio nel 1880, quando l’ingegnere bolognese Augusto Brunelli — lo stesso che progettò il Carcere Mandamentale — redasse il progetto. L’anno successivo, il geometra bombese Corradino Cipriani eseguì le copie planimetriche e avviò le pratiche per l’esproprio dei terreni adiacenti alla chiesa di San Rocco e alla taverna comunale. Contemporaneamente, furono contratti i mutui necessari per finanziare la costruzione. I lavori iniziarono ufficialmente nel 1882 sotto la supervisione dell’assistente ai lavori Francescopaolo Daniele.
Nel 1885 venne edificata la torre dell’orologio, anch’essa su progetto di Brunelli. L’orologio fu commissionato a Federico Uccelli di Milano, che lo installò e mise in funzione nel mese di ottobre dello stesso anno. Il valore del progetto e la dedizione dell’ingegnere Brunelli furono riconosciuti pubblicamente: nel 1887 il Consiglio comunale lo elogiò ufficialmente per aver diretto i lavori senza chiedere alcun compenso. Il collaudo definitivo dell’edificio avvenne il 29 febbraio 1888 alla presenza dello stesso Brunelli, tornato per l’occasione da Bologna.
Nel corso del Ventennio fascista, la facciata del palazzo fu decorata con profili del duce e iscrizioni inneggianti alla monarchia, come avveniva in molte sedi pubbliche. Tali segni furono completamente rimossi negli anni Ottanta del Novecento durante un intervento di pulitura del prospetto.
Dal punto di vista architettonico, la facciata del palazzo si sviluppa su cinque assi ed è scandita orizzontalmente da cornici marcapiano. I due settori laterali sono evidenziati da un bugnato che accentua la simmetria e la centralità del prospetto. Al piano terra si aprono due portali agli estremi, intervallati da finestroni architravati, mentre l’ingresso principale si distingue per un portale ad arco a tutto sesto in bugnato, sormontato da una loggia con balaustra in pietra e bronzo.
Le aperture del piano nobile sono arricchite da stipiti e architravi decorati a fasce, con cornici aggettanti sorrette da eleganti mensole inginocchiate. L’apertura centrale è ulteriormente valorizzata da un timpano triangolare con al centro uno scudo recante lo stemma del Comune di Bomba. Il piano superiore, in perfetto allineamento con le finestre sottostanti, presenta cinque aperture architravate con modanature simili.
La sommità dell’edificio è definita da un cornicione aggettante sorretto da mensole in pietra. Al centro, svetta la torretta dell’orologio, decorata con bassorilievi e modanature in pietra, che conferiscono verticalità e solennità all’intera struttura. L’intero prospetto gioca su un raffinato effetto cromatico: i mattoni rossi e gialli sono disposti secondo una tessitura gotica a losanghe, che dona movimento e originalità alla facciata.
L’ambiente più rappresentativo all’interno del palazzo è senza dubbio la sala consiliare, composta da due campate separate da un costolone centrale. Le campate sono scandite da paraste addossate alle pareti, sulle quali poggia una trabeazione che sostiene volte a crociera a sesto ribassato. Sull’arco che divide le due campate, poggiati su mensole, si trovano i busti in bronzo di Bertrando e Silvio Spaventa, illustri cittadini di Bomba: il primo fu filosofo, il secondo ministro e patriota.
Oggi il Palazzo Comunale di Bomba continua a rappresentare non solo il centro amministrativo del paese, ma anche un prezioso documento storico e architettonico, testimonianza di una fase di rinnovamento civile e urbano della comunità alla fine del XIX secolo. La sua visita permette di riscoprire l’identità culturale del territorio attraverso le forme, i materiali e la memoria dei suoi protagonisti.
Palazzo Spaventa
Il Palazzo Spaventa, situato in Via Aruccia Superiore (precedentemente nota come Via Gallinaro), è un edificio storico di grande valore per la comunità di Bomba, in Abruzzo. Qui nacquero, vissero e tornarono in diverse occasioni i celebri fratelli Bertrando e Silvio Spaventa, figure di spicco del pensiero e della politica italiana del XIX secolo.
La casa, che ancora oggi conserva il fascino dell’epoca, è meta di pellegrinaggio culturale: studiosi, intellettuali, visitatori illustri e cittadini comuni si recano a Bomba per conoscere da vicino i luoghi legati alla famiglia Spaventa. Tra gli ospiti più noti che hanno visitato il palazzo figura anche Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto Croce, a testimonianza del prestigio intellettuale e storico dell’abitazione.
L’interno della casa e la sua struttura originaria
All’interno del palazzo sono conservate numerose fotografie della famiglia Spaventa e documenti pubblici, i quali permettono di ricostruire l’aspetto originario dell’edificio. In particolare, questi materiali testimoniano come la parte attualmente adibita a giardino fosse un tempo occupata da un’ala del palazzo stesso, che si estendeva fino all’attuale Vico Fornicello (un tempo Via Supporto). Questa porzione dell’edificio attraversava anche Via Pistreola, dove si trovava un supportico (un passaggio coperto), elemento architettonico tipico dei borghi storici.
Purtroppo, gran parte di questa ala è successivamente crollata, alterando la struttura complessiva del palazzo. La sua conformazione originaria è però dettagliatamente documentata nel catasto misto del Comune di Bomba del 1810, all’articolo 262, registrato a nome del signor Beltrando Spaventa (nonno dei celebri Bertrando e Silvio).
I dati catastali del 1810
Secondo il catasto del 1810, il complesso edilizio risultava così suddiviso:
Sezione F (fabbricati)
- Numero d’ordine 377 – Via Pistreola: 5 vani
- Numero d’ordine 378 – Via Pistreola: 13 vani
- Numero d’ordine 379 – Via Pistreola: 4 vani
- Numero d’ordine 380 – Via Pistreola: “Trappeto” (frantoio)
- Numero d’ordine 410 – Via Supporto: 1 vano
- Numero d’ordine 413 – Via Supporto: 1 vano
- Numero d’ordine 523 – Via Gallinaro: 8 vani
Questi dati confermano l’estensione considerevole e la complessità funzionale del palazzo nella sua conformazione originaria, che comprendeva non solo abitazioni ma anche spazi di produzione, come il trappeto, ossia un frantoio per la lavorazione delle olive.
Palazzo dei Feudatari
Il cosiddetto Palazzo dei Feudatari, talvolta identificato anche come castello, rappresenta una delle architetture storiche più significative del borgo antico di Bomba. La data esatta della sua costruzione non è documentata con precisione, ma si presume che l’edificio risalga al XVI secolo, edificato in posizione dominante nel punto più alto del centro storico, in un’area strategica per il controllo dell’abitato.
La sua storia è strettamente legata alla successione dei signori che, nel corso dei secoli, detennero il feudo di Bomba. Il primo feudatario noto fu Rinaldo di Tiburre, che ricevette il feudo nel 1269 da Ranulfo de Curtenay, il quale a sua volta lo aveva ottenuto da Carlo d’Angiò. È probabile che lo stesso Rinaldo abbia abitato in questo palazzo, conferendogli un ruolo di prestigio e di rappresentanza.
Dopo di lui, il feudo passò a diverse famiglie nobiliari: gli Annecchini, i Cantelmi di Popoli, i Marini, i Caravita e infine agli Adimari, di cui l’ultimo rappresentante fu il Marchese Tommaso Adimari, morto poco prima dell’abolizione ufficiale del sistema feudale sancita dalla legge napoleonica del 1806. Di questo casato rimane oggi una preziosa testimonianza araldica: lo stemma con due aquile contrapposte, scolpito sulla porta laterale della vicina chiesa di Santa Maria del Popolo.
Il palazzo, nella sua forma originaria, era un’abitazione nobiliare di ampie dimensioni, dotata di numerose stanze arricchite da pareti affrescate e soffitti lignei dipinti, testimonianza del gusto artistico e del rango sociale dei suoi abitanti. Tuttavia, nel corso del tempo, l’edificio è stato smembrato e rimaneggiato, soprattutto a seguito del frazionamento in più proprietà private, perdendo così buona parte della sua struttura originale.
Nonostante le trasformazioni, l’edificio conserva ancora oggi una certa austerità architettonica, soprattutto nel lato ovest, quello rivolto a valle, dove si leggono con più evidenza gli elementi costruttivi originari. La struttura, a blocco compatto, è caratterizzata da finestre incorniciate in pietra, con stipiti e cornici superiori lavorate, che si aprono lungo la facciata rivolta verso la valle, conferendo al palazzo una solennità discreta.
Fino a qualche anno fa, all’interno si potevano ancora osservare alcune strutture lignee a cassettoni, segni residui della ricchezza decorativa che un tempo abbelliva gli ambienti interni. Il Palazzo dei Feudatari, sebbene oggi in parte trasformato, continua a rappresentare un importante riferimento per la memoria storica di Bomba, legata alle vicende della sua aristocrazia, ai mutamenti architettonici e al lento passaggio dalla società feudale a quella moderna. La sua posizione elevata nel borgo antico ne fa ancora oggi un punto panoramico privilegiato, dal quale è possibile cogliere il disegno urbanistico e paesaggistico dell’intero centro storico.
Statua Silvio Spaventa
La statua dedicata a Silvio Spaventa, tra le figure più illustri della storia italiana dell’Ottocento, è uno dei simboli più rappresentativi di Bomba. Collocata nel cuore del paese, in Piazza Giacomo Matteotti (già Piazza Municipio), il monumento è testimonianza concreta dell’affetto e dell’orgoglio della comunità nei confronti del suo concittadino più celebre.
Silvio Spaventa, nato a Bomba nel 1822, fu protagonista del Risorgimento italiano, deputato, ministro del Regno d’Italia e raffinato intellettuale. Alla sua morte, avvenuta il 20 giugno 1893, il giorno successivo il Consiglio comunale si riunì d’urgenza per decidere come onorarlo degnamente. Oltre a predisporre funerali solenni, fu subito deliberato lo stanziamento di 1.000 lire per realizzare un’opera che ne tramandasse la memoria alle generazioni future, a testimonianza della “profonda gratitudine e devozione” del paese.
Mentre a Roma si costituiva un comitato nazionale per la raccolta fondi destinata a un monumento, anche Bomba volle procedere in modo autonomo, bandendo un concorso per la realizzazione di una propria statua. Il progetto fu affidato allo scultore Adolfo Laurenti, che completò l’opera nel 1896. L’opera in bronzo, leggermente più grande del naturale secondo la descrizione di Elena Croce, raffigura Spaventa in piedi: la mano sinistra poggiata sul fianco e la destra che stringe alcuni fogli, a simboleggiare il suo impegno civile e intellettuale.
Curiosamente, la statua rimase per sedici anni nell’androne del palazzo municipale prima di essere finalmente collocata nella piazza centrale, dove si trova tuttora. Lo spostamento avvenne non senza polemiche: per farle posto, fu abbattuta la storica Fonte Grande in pietra, gesto che suscitò vivaci proteste da parte della popolazione, affezionata a quel manufatto storico.
Il monumento si presenta oggi su un piedistallo in pietra alto circa due metri, recintato, con una dedica incisa sulla facciata anteriore, e rappresenta un punto d’interesse storico e artistico per visitatori e residenti. Una seconda copia quasi identica dell’opera fu realizzata a Roma, inizialmente collocata in via Venti Settembre e oggi visibile in via Cernaia, davanti al Ministero delle Finanze. La versione di Bomba è considerata il modello originale.
Il monumento a Silvio Spaventa è liberamente visitabile e rappresenta una tappa imprescindibile per chi desidera conoscere la storia locale e riscoprire, attraverso l’arte e la memoria, il legame profondo tra Bomba e una delle grandi personalità del Risorgimento italiano.
La Caserma dei Carabinieri (ex Carceri Mandamentali)
L’attuale via Roma, un tempo conosciuta come via San Carlo, prendeva il nome da una chiesetta dedicata a San Carlo che sorgeva proprio nel luogo dove oggi si trova la Caserma dei Carabinieri. Nella seconda metà dell’Ottocento, la chiesa fu demolita per fare spazio alle Carceri Mandamentali, poiché Bomba ricopriva allora il ruolo di capoluogo di mandamento.
L’edificio, realizzato in stile rinascimentale, è una solida costruzione con pianterreno a bugnato rustico. Attualmente è articolato su tre piani — il terzo dei quali aggiunto negli anni Settanta — e si conclude con una struttura centrale quadrata che ricorda una torretta.
Bibliografia
Quanto esposto in questa pagina è estratto dal libro-guida turistica “Bomba e dintorni – Itinerari storico-naturalistici in provincia di Chieti” di Giuseppe Caniglia, Marilena Pagliarone, Teresa Martorella (Marino Solfanelli Editore).
Sala San Mauro
La Sala San Mauro ha sede in un edificio di antica origine, costruito probabilmente prima del XIII secolo al di fuori della cinta muraria dell’antico borgo di Bomba. In seguito fu inglobato nell’espansione ottocentesca del corso Silvio Spaventa. La struttura, un tempo chiesa dedicata a San Mauro, custodisce nella cappella della Madonna dei Sette Dolori le spoglie dei Marchesi Adimari, ultimi feudatari di Bomba nel XVIII secolo. In una cappella laterale sono infatti sistemati i loro mausolei, ancora oggi visibili.
L’edificio religioso è stato più volte rimaneggiato nel corso dei secoli e fu sconsacrato dopo la costruzione del nuovo Santuario di San Mauro, situato poco più in basso, nei pressi dell’attuale centro sportivo comunale. Nonostante la nuova sede, fino agli anni ’70 del Novecento i pellegrini continuavano ad arrivare in processione alla chiesa storica, portando con sé labari e inni in onore di San Mauro, al quale chiedevano protezione soprattutto contro i dolori articolari e dentali. Alcuni di loro lasciavano ex-voto, ancora oggi conservati presso il nuovo santuario.
Sopra una mattonella posta vicino al portale d’ingresso dell’antica chiesa era riportata la data “1241”, che però non sembrerebbe riferirsi direttamente né al portale né alla costruzione attuale, la cui origine potrebbe essere persino più remota. A sostegno di questa ipotesi si richiama un toponimo locale: “San Mauro Vecchio”, riferito a una delle sorgenti d’acqua potabile del paese, che potrebbe indicare la presenza di un primo insediamento benedettino in quell’area.
Oggi l’antica chiesa, restaurata e non più consacrata al culto, è concessa dalla Parrocchia per attività culturali e rappresenta un importante punto di riferimento per la memoria storica e spirituale della comunità. Come scriveva due secoli fa Francesco Sacco: “Bomba non si può pensare senza San Mauro”.
Magazzeno
Nulla si conosce con certezza sulla storia di questo edificio chiamato ‘Magazzeno’, ritenuto dagli studiosi uno dei più antichi del paese. La sua posizione strategica, appena al di fuori delle antiche mura e rivolta verso la valle, insieme alle sue caratteristiche architettoniche, fanno supporre che possa aver svolto un ruolo di baluardo difensivo per la comunità bombese.
Alcune fotografie d’epoca mostrano che il piano terra dell’edificio non era originariamente interrato, come appare oggi. Si ritiene infatti che l’attuale interramento sia stato causato dai lavori per la costruzione della strada che collega il centro storico alla valle. In origine, quindi, l’edificio doveva apparire ancor più simile a una torre di difesa.
Nel corso dell’Ottocento, l’edificio è stato adibito a usi diversi: secondo quanto documentato nell’Archivio di Stato di Chieti, risulta registrato come trappeto (frantoio). Abbandonato da alcuni decenni, ha subito negli ultimi anni un progressivo e rapido decadimento strutturale.
Descrizione architettonica
Il palazzo è composto da tre piani più un sottotetto, completamente addossati alla scarpata di terra che separa i due livelli stradali. Ogni piano è suddiviso in due ambienti distinti.
- Piano terra: attualmente interrato, è accessibile attraverso due passaggi coperti che attraversano la strada. È composto da due locali separati, entrambi coperti da volte a crociera in pietra.
- Piano superiore: anch’esso articolato in due ambienti, un tempo coperti a crociera e comunicanti tra loro tramite un grande arco a tutto sesto. L’unica volta ancora integra consente di osservare il pavimento in mattoni che ne ricopre l’estradosso.
- Piano alto: presentava coperture a padiglione, realizzate con mattoni disposti “in foglio” (a vista). Una scala addossata alla parete perimetrale consentiva l’accesso sia al sottotetto che alla torretta.
- Copertura: a falde, costruita con un intreccio complesso di travi primarie e secondarie, sovrastate da pianelle e coppi in laterizio.
Elementi decorativi e materiali
All’esterno, l’elemento più distintivo è la torretta alla francese, situata sullo spigolo destro della facciata e sporgente rispetto al corpo principale dell’edificio. Le aperture del sottotetto sono impreziosite da una ghiera in mattoni che disegna un oculo polilobato, raro esempio di decoro murario per edifici rurali del territorio.
Le murature sono realizzate con una tecnica mista, utilizzando bozze di calcare e ciottoli, disposti in filari sub-orizzontali e paralleli, con abbondante uso di malta in esubero, che conferisce alla struttura un aspetto rustico ma solido.
Questo palazzo, oggi in stato di abbandono, rappresenta un importante frammento della memoria storica e architettonica di Bomba. La sua posizione strategica e le sue forme difensive raccontano un passato di presidio e trasformazioni, rendendolo un punto di grande interesse per chi desidera esplorare le radici storiche del borgo.
Bibliografia
G. CANIGLIA, M. PAGLIARONE, T. MARTORELLA, Bomba e dintorni, Chieti 1992
Monumento ai Caduti della II Guerra Mondiale
Con il Monumento ai Caduti realizzato nel 2000, a 55 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la popolazione di Bomba ha aggiunto un’altra pietra alla ricostruzione delle proprie radici e della storia passata. L’opera rappresenta un momento di riflessione collettiva e di ricordo per coloro che persero la vita durante uno dei periodi più tragici del XX secolo.
Il monumento è stato realizzato dall’artista Luciano Caravaggio e presenta una composizione altamente simbolica. L’opera raffigura una corda che esce da una roccia e tiene fortemente annodati dei fucili, rappresentando la ferma volontà di non usare mai più le armi. Questo potente simbolo di pace trasmette un messaggio universale di rifiuto della violenza e di speranza per un futuro senza conflitti.
Le Vittime Ricordate
Sulla lapide commemorativa sono incisi i nomi di 40 concittadini di Bomba che persero la vita a causa della guerra. Tra questi si trovano:
- 37 soldati morti durante la seconda guerra mondiale
- 3 civili del comune di Bomba vittime del conflitto: uno morto a Roma, un altro a Torricella Peligna, mentre a Bomba morì Leda Alessandroni
Il monumento ricorda anche altre vittime di conflitti che coinvolsero i bombesi:
- Un concittadino morto in Africa durante la guerra coloniale iniziata nel 1935 dal regime fascista per la conquista dell’Etiopia e dell’Eritrea. Questa guerra, considerata conclusa con l’evacuazione della guarnigione italiana da Asmara nel 1941, fu intrapresa per ottenere “un posto al sole” come gli altri stati europei, ma in realtà servì anche per alleggerire la pressante richiesta di lavoro esercitata dai numerosi disoccupati in Italia (furono mandati in Africa 100.000 lavoratori e circa 400.000 combattenti).
- Due bombesi che morirono nella guerra civile spagnola (1936-39), scoppiata dopo la vittoria elettorale dei repubblicani.
Il Monumento ai Caduti rappresenta non solo un tributo alla memoria di chi ha pagato con la vita le conseguenze dei conflitti del XX secolo, ma anche un monito per le generazioni future. L’opera invita alla riflessione sui costi umani delle guerre e sulla necessità di preservare la pace.
La sua realizzazione nel 2000 testimonia la volontà della comunità di Bomba di mantenere viva la memoria storica e di trasmettere alle nuove generazioni l’importanza di non dimenticare le lezioni del passato.
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