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Gianfranco Gorgoni
Gianfranco Gorgoni: uno sguardo fotografico sull’arte contemporanea, tra America e Abruzzo
Gianfranco Gorgoni (1941–2019) è stato un fotografo italiano di fama internazionale, nato a Roma il 24 dicembre 1941 ma cresciuto a Bomba, un piccolo centro in provincia di Chieti, in Abruzzo, dove ha mantenuto sempre un forte legame con le sue radici. Figlio dell’attrice Olga Gorgoni, rimase orfano in giovane età e si trasferì a vivere con la nonna materna proprio a Bomba. A 17 anni si spostò a Milano, dove si avvicinò al mondo della fotografia, entrando in contatto con l’ambiente culturale e artistico degli anni Sessanta.
Nel 1968 si trasferì a New York, città che segnò l’inizio della sua carriera internazionale. Qui cominciò a lavorare con la celebre galleria Leo Castelli, diventando presto uno dei fotografi più richiesti della scena artistica americana del secondo Novecento. La sua capacità di cogliere con autenticità e sensibilità i momenti creativi e le personalità degli artisti gli permise di documentare da vicino uno dei periodi più intensi e innovativi della storia dell’arte contemporanea.
Gorgoni è noto soprattutto per aver documentato la Land Art, un movimento artistico che realizza opere in ambienti naturali, spesso remoti e spettacolari. Tra i protagonisti di questo movimento che Gorgoni immortalò vi sono Robert Smithson – autore della celebre Spiral Jetty, diventata simbolo della Land Art – Christo, Walter De Maria, Michael Heizer, Nancy Holt, Richard Serra e Ugo Rondinone. I suoi scatti non solo documentano le opere, ma ne traducono la monumentalità e il rapporto con il paesaggio in immagini potenti e iconiche.
Oltre alla Land Art, Gorgoni ha realizzato ritratti fotografici diventati simbolo della cultura visiva del Novecento, raffigurando artisti del calibro di Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Mario Merz, Keith Haring, Jeff Koons, Jean-Michel Basquiat, e altri protagonisti dell’arte contemporanea. Ha anche fotografato figure del mondo musicale, tra cui Jimi Hendrix.
Parallelamente alla fotografia d’arte, Gorgoni si è affermato anche come fotoreporter internazionale. Ha collaborato con importanti testate come Times, Life, Newsweek e New York Times, realizzando reportage in zone di conflitto e territori ad alto rischio: Iran, Iraq, Nicaragua, Libano, Pakistan, India, Afghanistan, Isole Falkland, Giappone e Cina.
Tra i Paesi a lui particolarmente cari figura Cuba, dove tornò più volte e alla quale dedicò il libro Cuba Mi Amor (1985), corredato dalla prefazione di Gabriel García Márquez e da un testo introduttivo di Fidel Castro. Questo lavoro testimonia la sua capacità di coniugare impegno civile e sensibilità poetica in una narrazione visiva profonda e coinvolgente.
Negli ultimi anni della sua vita, Gorgoni tornò spesso nella sua terra d’origine, l’Abruzzo, partecipando a mostre e iniziative culturali. Nel 2017 fu ospite di una mostra a Casoli, mentre nel 2024 è stata inaugurata, sempre a Casoli, una mostra interamente dedicata alla sua documentazione della Land Art. Inoltre, a Bomba – il paese che lo ha cresciuto e a cui è rimasto sempre legato – nel 2022 è stato organizzato il Gianfranco Gorgoni Fest, un festival dedicato alla sua figura e al suo straordinario contributo alla fotografia e all’arte contemporanea.
Gianfranco Gorgoni si è spento a New York l’11 settembre 2019 all’età di 77 anni. La sua eredità visiva rappresenta oggi un patrimonio fondamentale per la comprensione dell’arte del secondo Novecento, ma anche per il ruolo centrale che la fotografia ha assunto nel raccontare il nostro tempo.
Gianfranco Gorgoni è stato un testimone visivo imprescindibile dell’arte contemporanea, capace di coniugare fotografia artistica e reportage giornalistico con uno sguardo poetico, curioso e profondo. La sua opera è attraversata da una costante attenzione verso la natura, la cultura, l’umanità e le sue trasformazioni, e si nutre del legame mai reciso con le sue radici abruzzesi.



