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Il lago di Bomba
Il Lago di Bomba: un’oasi tra natura, storia e ingegno umano.
Il Lago di Bomba è uno degli elementi paesaggistici e turistici più suggestivi dell’area. Situato a circa 2 chilometri dal centro abitato, si raggiunge facilmente percorrendo la strada che conduce anche all’ingresso della superstrada. Nell’ultimo tratto in discesa, il panorama si apre all’improvviso, regalando una vista mozzafiato sul bacino che sembra quasi sospeso tra i monti.
Lungo circa 7 chilometri, largo 1,5 e profondo fino a 57,5 metri, il lago ha una capacità di 4 milioni di metri cubi d’acqua. Le sue acque, di ottima qualità, ospitano un habitat ideale per numerose specie ittiche: carpe, cavedani, persici reali, scardole, alborelle, tinche, pesci gatto, anguille e trote, sia iridee che fario, alimentate dall’immissario nei pressi di Villa Santa Maria.
La pescosità del lago, pur avendo risentito negli anni della diffusione del carassio (una specie invasiva favorita dai ripopolamenti per le gare di pesca), resta comunque buona, con esemplari numerosi e di buone dimensioni. Il lago è immerso nel verde e rappresenta una meta ideale per chi cerca relax, natura e sport all’aria aperta, in un contesto montano di grande bellezza.
La storia del lago e della diga: quando il Sangro cambiò volto
La realizzazione del Lago di Bomba è strettamente legata a un ampio progetto di sviluppo idroelettrico del fiume Sangro, promosso dall’ACEA (Azienda Comunale Energia e Acque di Roma). Già nel 1942 l’azienda avanzò la richiesta di sfruttamento delle risorse idriche residue del fiume e dei suoi affluenti, l’Aventino e il Verde, per la produzione di energia elettrica.
Il progetto definitivo prevedeva l’utilizzo dei salti d’acqua per generare una potenza complessiva di oltre 32.000 kWh, grazie anche alla costruzione di un invaso da 72 milioni di metri cubi. Tuttavia, l’iter non fu semplice: furono necessari adeguamenti per garantire le esigenze irrigue del Consorzio di Bonifica Sangro-Aventino e per tutelare gli interessi delle industrie locali che già utilizzavano le acque del fiume.
In quegli anni la situazione economica della zona era particolarmente difficile. L’emigrazione svuotava i paesi, la disoccupazione era altissima e le speranze della popolazione si legavano alla prospettiva che i cantieri avrebbero portato lavoro e sviluppo. Furono molte le manifestazioni e gli scioperi – tra cui i cosiddetti “scioperi a rovescio”, durante i quali i disoccupati lavoravano senza paga pur di sollecitare l’avvio dei lavori.
Il Comune di Bomba, insieme ad altri dell’area del Medio Sangro, si mobilitò attivamente: nel 1952, il Consiglio Comunale votò all’unanimità per sollecitare la costruzione delle centrali, auspicando che ciò potesse portare occupazione, modernizzazione agricola e rilancio economico.
Alla fine del 1953 l’ACEA iniziò i primi sondaggi nella zona di Monte Tutoglio. Il progetto esecutivo venne redatto nel 1955, approvato e appaltato nel 1957. I lavori, che coinvolsero fino a mille operai in più turni, entrarono nel vivo nel 1956 e si conclusero nel 1961. La diga fu completata nel 1962, quando, con la chiusura delle paratoie, il lago iniziò lentamente a formarsi.
Durante i lavori si registrarono purtroppo anche gravi incidenti, tra cui due tragici episodi con vittime nelle gallerie a Roccascalegna.
La diga: dati tecnici e ingegneria al servizio del territorio
La diga di Bomba è una struttura in terra battuta costruita in corrispondenza del Monte Tutoglio. L’invaso ricade in gran parte su terreni argillosi, tranne che sul fianco sinistro, dove si trova un massiccio calcareo scelto per le opere di scarico.
Ecco alcune caratteristiche tecniche principali (dati ACEA, 1961):
- Quota del coronamento: 259,50 m
- Altezza massima: 57,50 m
- Lunghezza della diga: 681 m
- Quota massima di invaso: 255,00 m
- Volume del rilevato: 4.050.000 m³
Le gallerie di derivazione che partono dai serbatoi di Bomba e Casoli hanno rispettivamente un diametro di 3,30 e 2,60 metri e una lunghezza di circa 9 e 4 chilometri. Le due gallerie confluiscono in un’unica condotta che porta l’acqua fino alla centrale idroelettrica di Sant’Angelo, in località Selva d’Altino, sfruttando un salto di circa 80 metri.
Il Lago di Bomba è, oggi, molto più di un’infrastruttura: è parte integrante del paesaggio, simbolo della resilienza e della volontà di riscatto di un’intera comunità. Un luogo dove natura, storia, ingegneria e memoria si incontrano, creando un’esperienza autentica per ogni visitatore.
Bibliografia
Informazioni tratte da: “Uno sviluppo sostenibile: la struttura industriale della Val di Sangro 1945-1980″ tesi di Laurea del dott. Francesco Di Renzo – Chieti 2003.


















